Selma Fraiberg è un’innovativa ideatrice di un importante metodo usato in psicologia infantile. Negli anni ’80 i numerosi studiosi e professionisti, tra i quali Lebovici e Cramer, iniziano a possedere maggiori dati sull’osservazione di disordini dello sviluppo in bambini molto piccoli, rendendosi progressivamente conto che, «includendo anche la madre e la sua relazione con il bambino nel campo clinico di osservazione e intervento»1, le possibilità di pianificare un trattamento funzionale alla situazione clinica, risultavano molto più percorribili. Selma Fraiberg è fra questi.
Psicologia infantile – l’osservazione come metodo
Ciò che a questa autrice va riconosciuto come elemento particolarmente innovativo, oltre alle sue valide intuizioni teorico-diagnostiche, è un nuovo modo di portare avanti l’intervento clinico, che la stessa Fraiberg definisce psychotherapy in the kitchen e che ha come oggetto il nucleo madre bambino. Come si sottolineava in precedenza, ciò che Fraiberg propone e testimonia attraverso il lavoro clinico-osservativo svolto insieme ai suoi collaboratori, è l’influenza della «trasmissione intergenerazionale di modelli relazionali da genitore a figlio»2.
Le dinamiche relazionali disfunzionali
I casi esposti in particolare nei due saggi I fantasmi nella stanza dei bambini e Difese patologiche nell’infanzia, mettono alla luce le dolorose, complesse e disfunzionali dinamiche relazionali intercorrenti tra madri che hanno vissuto nel corso della loro infanzia esperienze di abuso, violenza, trascuratezza, abbandono e traumi (tutti collocabili nell’ ambito familiare) e i loro bambini.
Il passato che riemerge
Il passato infatti, sembra riemergere con l’arrivo di un figlio: la rimozione del dolore e dei sentimenti di impotenza affiancati alle esperienze di abuso vissute in precedenza, impongono un pericoloso ritorno del passato nella nuova relazione con i figli appena nati. Ciò che Riva Crugnola evidenzia, è il ricorso, da parte di Fraiberg, al concetto di transfert, anziché a quello di identificazione proiettiva. Ci troviamo quindi di fronte all’adozione della linea teorica freudiana, il ricorso alla scelta di tale concetto è comunque da considerarsi in un’accezione ampia, cioè come trasferimento delle esperienze relazionali della madre al bambino.
La condizione di rischio
Tuttavia, a entrambe le astrazioni teoriche, è possibile attribuire un elemento operante come minimo comune denominatore: la relazione. Il ritorno di questo doloroso passato ha il potere di intromettersi nella realtà familiare come una vera e propria incursione di fantasmi. L’arrivo di queste ombre, precedentemente rimosse, innesca una condizione di grave vulnerabilità nella relazione tra la madre e il suo bambino, una condizione di rischio.
Sin dal primo momento in cui ha fatto il suo ingresso nel mondo il bambino di queste famiglie è gravato dall’oppressivo passato dei suoi genitori. Il genitore sembra condannato a rappresentare nuovamente, rispettandone ogni dettaglio con terribile esattezza, la tragedia della sua infanzia con il proprio bambino3.
Psicologia infantile – l’intervento sul nucleo
È il ricorso alla rimozione che Fraiberg individua per spiegare «la tendenza alla ripetizione dei conflitti infantili da parte della madre»4, l’intervento sul nucleo, consiste quindi nel far riemergere gli affetti connessi ai traumi infantili, esattamente come, ricorda Riva Crugnola, operava Freud al fine di ottenere una rielaborazione del trauma e una remissione del sintomo. Il lavoro condotto da Fraiberg e dai suoi collaboratori progredisce attraverso interpretazioni del comportamento della madre, osservato nel contesto familiare (da qui la definizione psychotherapy in the kitchen).
Un particolare intervento terapeutico in psicologia infantile
L’intervento terapeutico ha quindi il fine di innescare un cambiamento nella relazione madre-bambino, muovendosi a partire dall’osservazione, dall’ascolto, dal contenimento e favorendo la riemersione di un dolore che sembra tanto dimenticato quanto presente nei suoi effetti. La gradualità del procedere dell’intervento è di importanza cruciale: operare al fine di far riaffiorare le dinamiche conflittuali della madre è un’operazione delicata, perché prevede momenti di osservazione continuativa che consentano di progredire al fine di disporre di dati diagnostici certi, ma richiede anche alti livelli di esperienza da parte di terapeuti che potremmo definire “terapeuti evolutivi della relazione”. La concretizzazione di tale processo consiste nella restituzione alla madre delle cause delle dinamiche disfunzionali messe in atto nell’accudimento del proprio figlio.
Il caso clinico di Greg
La tendenza a riattivare conflitti infantili nella madre, viene descritta con efficacia dall’autrice quando affronta il caso di Greg, un bambino di tre mesi e mezzo la cui madre rifiutava il contatto fisico e ogni attività di accudimento. La madre del bambino ha una storia difficile: a nove anni era costretta a gestire le faccende domestiche e a occuparsi dei fratelli più piccoli. Nel corso degli incontri iniziano a emergere in modo sempre più chiaro i sentimenti distruttivi della madre verso Greg, che inizia a trovarsi sempre più a rischio.
Una particolare difesa: l’identificazione con l’aggressore
Ciò che la terapeuta rileva, nel frattempo, è l’emergere di una particolare difesa nel bambino: l’identificazione con l’aggressore, che trova origine nel sentimento di impotenza nel bambino, esattamente come anni prima era accaduto per la madre, durante la sua infanzia. Un brano del lavoro di Fraiberg mostra sinteticamente ciò che accade, in un momento di svolta:
La signora Shapiro rassicurò Annie che avrebbe accettato i sentimenti di rabbia di Annie e non se ne sarebbe andata. Con il permesso ora di esprimere la rabbia, i sentimenti rabbiosi di Annie emersero nelle successive sedute, spesso nel transfert, e molto lentamente la rabbia verso gli oggetti del passato veniva rivissuta e messa nella prospettiva adeguata così che Annie poteva porsi in relazione con la sua famiglia di adesso in modo meno conflittuale.[…] In mezzo alla rabbia e alle lacrime, mentre raccontava del suo oppressivo passato, Annie si avvicinò a Greg, lo prese, lo abbracciò, e gli mormorò parole di conforto. Ora sappiamo che Annie non era più spaventata dei propri sentimenti distruttivi nei confronti del bambino5.
Risulta chiara, in questo esempio, l’innovativa tecnica utilizzata dall’autrice, ma soprattutto il fatto che l’accesso all’affetto, connesso alle dolorose esperienze infantili vissute dalla madre, ha la funzione di rompere il meccanismo di pericolose ripetizioni, eredità di un trauma, rimesse circolarmente in atto nelle condizioni cliniche descritte dall’autrice.
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PSICOTERAPEUTA GENOVA Dr. GAIA BERIO – psicologa psicoterapeuta a GENOVA – ARENZANO – ON-LINE per psiche.org
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1 C. Riva Crugnola, op. cit., p. 109.
2 Ivi, p. 110.
3 S. Fraiberg, E. Adelson, V. Shapiro (1975), I fantasmi nella stanza dei bambini. Un approccio psicoanalitico ai problemi posti da relazioni disturbate madre bambino, in S. Fraiberg (edizione a cura di S. Muscetta) Il sostegno allo sviluppo, Raffaello Cortina, Milano, 1999, p. 180.
4 C. Riva Crugnola, op. cit., p. 113.
5 S. Fraiberg, E. Adelson, V. Shapiro, op. cit., p. 221.